Feria: recensione della serie spagnola di Netflix Spettacolo Periodico Daily

2022-03-02 09:57:56 By : Mr. Teaky Zhang

Feria: La luce più oscura è una serie spagnola prodotta da Netflix disponibile sulla piattaforma dal 28 gennaio 2022. È un prodotto che ibrida in se vari generi, che vanno dal poliziesco all’horror. Ne risulta una buona serie, coinvolgente ed intrigante, in grado di armonizzare efficacemente tutti i suoi elementi. La serie è ambientata in piccolo villaggio tra le montagne andaluse,negli anni 90. Racconta di due sorelle la cui vita è sconvolta quando, in seguito ad un tragico evento, scoprono che i genitori sono affiliati ad uno strano culto.

Nel paese di Feria tutti trascorrono un esistenza tranquilla, fino al giorno in cui ventitrè cadaveri vengono trovati, immersi in un lago tinto di rosso. Da quel momento la serie inizia un “viaggio” coinvolgente verso un intenso finale. Feria non annoia mai (grazie ad un buon ritmo) e persiste sempre la voglia di arrivare in fondo per svelare l’arcano. La curiosità per l’intrigante vicenda è il motore che spinge a continuare fino in fondo. I personaggi ben approfonditi permettono di “entrare” meglio nella storia. Feria ravvisa una vaga reminiscenza della serie cult Twin Peaks. Nella serie di Lynch troviamo una situazione simile: un paese di montagna tranquillo che viene scosso da un evento traumatico. Entrambe le serie sono avvolte da un velo di mistero e da eventi strani che affliggono la comunità. Feria è lontana dal livello di Twin Peaks (un cult inarrivabile), ma tenta comunque di riprenderne la struttura, giocando con la curiosità dello spettatore. La scansione della vicenda è abbastanza serrata e, pur prendendosi il suo tempo, coinvolge fino alla fine.

Feria possiede una sua personalità e un estetica che la rendono una buon prodotto . È una serie cupa, con una fotografia fredda che delinea un atmosfera costantemente drammatica. La serie ha una componente di Teen Drama, che però non risulta l’aspetto principale. Viene sviluppato il rapporto tra le due sorelle protagoniste, che vacilla a causa dei loro genitori. Tratta della bigotteria ipocrita tipica dei piccoli paesi e del pregiudizio dettato dall’ignoranza e dalla paura. Introduce la tematica del lesbismo adolescenziale e dell’intolleranza che ne deriva. Tutto questo è narrato senza rallentare il flusso del running plot. L’aspetto drammatico viene ben amalgamato con l’intreccio principale, contribuendo a creare un prodotto ibrido equilibrato. I drammi adolescenziali di Feria non annoiano, ma al contrario aumentano il coinvolgimento. lo sviluppo dei personaggi convince e tutto risulta ben dosato.

La componente horror della serie attinge alla letteratura tipica di H.P Lovecraft. È un nome che si cita inevitabilmente quando si parla di culti arcani. Tuttavia non è l’elemento preponderante, ma anche questo si amalgama con gli altri durante lo sviluppo. In Feria vediamo una setta di fanatici chiamata Il Culto della Luce. I membri credono che la vita sia un illusione creata da un dio malvagio. L’unica possibilità di salvezza è portare “Il Regno” nel nostro mondo, per liberarci da tutti i mali. Lovecraft ha incentrato i suoi racconti su un orrore cosmico , una paura soverchiante per qualcosa di incomprensibile per l’umano intelletto. In Feria ritroviamo questa sensazione. Ma la luce nasconde l’ombra. Il culto nasconde qualcosa di minaccioso. Le scene horror sono ben dosate e non è mostrata un eccessiva violenza. Da questo punto di vista la serie si trattiene, mostrandola senza strafare. Feria gioca maggiormente sull‘inquietudine e sull’ambiguità . Non mancano però un paio di scene forti, che aggiungono un pò più di “sapore” al tutto.

In Feria, al dramma e all’horror, si aggiunge una struttura narrativa che riprende le dinamiche del poliziesco. Infatti, a seguito del suicidio di massa delle 23 persone, viene coinvolta la Guardia Civil. Il protagonista che tenterà di risolvere l’intrigo è Guillien, un poliziotto determinato ad aiutare le due protagoniste a trovare la verità dietro ai terribili fatti. Feria riprende le atmosfere dal poliziesco Noir, un genere che punta molto sull’atmosfera scura e decadente. L’elemento poliziesco è quello che rende la serie più vivace. Guillien spinge per risolvere il caso e sarà il riferimento per lo spettatore, l’eroe che tenta di fermare il male .

Feria non è la serie del secolo, ma risulta comunque un buon prodotto. È in grado di amalgamare elementi diversi con dei buoni risultati. Il ritmo è abbastanza serrato, sebbene lo sviluppo si prenda i suoi tempi. La tensione cresce di episodio in episodio, giungendo ad un finale esplosivo. Nelle quasi otto ore totali ( distribuite in otto episodi), la serie non perde mai di vista il fulcro della storia, alternandolo con fluidità a momenti più introspettivi ed intimisti. Horror, poliziesco e dramma si mischiano bene, garantendo una visione mai noiosa e coinvolgente. Il finale aperto dal sapore apocalittico lascia degli spiragli per un eventuale prosieguo. Una volta conclusa la visione sorge un quesito: Meglio un finale aperto che lascia spazio all’immaginazione o un eventuale continuazione, con il rischio di annacquare un prodotto che funziona? Il tempo e Netflix ce lo diranno.