Vertical farm: cosa sono e come sarà a regime una delle più grandi in Europa, la danese Nordic Harvest | Hardware Upgrade

2022-08-19 17:40:54 By : Ms. Lisa Liu

Parlare di vertical farm vuol dire parlare di agricoltura, almeno per ora, con lo scopo di ridurre l'impatto ambientale sotto diversi aspetti. Ecco cosa sono e come funzionano questi nuovi approcci ad un'attività umana millenaria

Letteralmente "vertical farm" significa azienda agricola verticale, anche se può risultare fuorviante poiché farm è un termine anglosassone che indica anche la fattoria, dove ci sono anche animali. Ma facciamo un passo alla volta e restiamo nell'ambito dell'agricoltura. Da qualche tempo e già con diverse applicazioni concrete, le vertical farm sono speciali strutture che permettono di coltivare alcune specie vegetali su più livelli, con diversi vantaggi rispetto ai metodi tradizionali. Chi ha avuto modo di fare un giro a EXPO 2105 a Milano avrà visto diversi esempi, come  quelli nel padiglione di Israele.

Se si pensa all'agricoltura la mente immagina campi sterminati o immense serre, solitamente in territori interamente dedicati a questa millenaria attività e sicuramente in campagna. Prima, grande differenza: la vertical farm è sempre un edificio, che per sua natura può essere ovunque, anche nel centro di una città. Le strutture adibite alla vertical farm possono essere grattacieli realizzati proprio per questo scopo (farmscrapers) ma anche edifici più piccoli e capannoni, riadattati o anche soluzioni ibride in cui una parte è destinata alla produzione, l'altra al normale utilizzo abitativo.

L'immagine spiega bene il concetto appena espresso. Molte vasche con terriccio sovrapposte costituiscono una struttura modulare, con ogni piano adeguatamente illuminato e irrigato, andando a minimizzare sia l'aspetto degli eventi atmosferici imprevisti e avversi, sia quello dei parassiti. Ma il più grosso vantaggio di tutti è un altro: potendo essere realizzate praticamente ovunque, è possibile ridurre ai minimi termini le spese di trasporto e il relativo impatto ambientale. Insomma, ci sono diversi motivi per cui una vertical farm ha ragione di esistere, specie nelle grandi città, ovviamente affiancata ai metodi di produzione tradizionale.

Da un nostro approfondimento, infatti, le vertical farm risultano decisamente efficienti con colture che restano basse in altezza, non certo per grano o granturco. Ma è sempre un contributo potenzialmente importante all'intero sistema, in un mondo sempre più affollato e con il legittimo tarlo dell'inquinare meno.

Electrek ci fornisce qualche dato su una realtà quasi ultimata, ovvero una delle più grandi vertical farm d'Europa, della danese Nordic Harvest. Si trova a Taastrup, nei sobborghi di Copenhagen, in un magazzino di 7000 metri quadrati. Al suo interno si trovano scaffalature da 14 piani, con robot programmati per recuperare le vasche di alluminio contenenti le specie vegetali pronte per la commercializzazione, rimpiazzandole con altre contenenti terriccio e semi. Come si può leggere sul sito ufficiale Nordic Harvest, vengono coltivate insalata, rucola, spinaci ed erbe aromatiche quali basilico, menta, prezzemolo, coriandolo.

Il consumo danese totale di queste specie vegetali è di circa 20.000 tonnellate all'anno, delle quali due terzi vengono importate. A regime, la sola vertical farm di Taastrup produrrà 1000 tonnellate di queste specie, quindi basterebbero solo 20 vertical farm a coprire l'intero fabbisogno nazionale. Ok, i danesi non sono poi tantissimi, meno di 6 milioni, ma è un dato decisamente importante e incoraggiante per un'agricoltura sicuramente più sostenibile. Arriviamo infatti anche all'aspetto più tecnologico e green, che è anche uno dei motivi per cui trovate un articolo di questo tipo sulle nostre pagine.

La vertical farm danese è interamente alimentata da energia eolica, quindi è al 100% sostenuta da fonti di energia rinnovabile. Anche qui si potrebbe discutere sulla facilità con cui piace vincere: la Danimarca è praticamente piatta (il "monte" più alto, Møllehøj, raggiunge la vertiginosa quota di 140m s.l.m.), circondata dal Mare del Nord: c'è sempre vento e non a caso questo Stato è quello con la percentuale più alta del mondo di energia eolica prodotta sull'intero fabbisogno.

Il cippo che indica la vetta della Danimarca, l'imponente Møllehøj...

Chiusa questa doverosa parentesi, nello specifico, vengono alimentati più di 20.000 LED, oltre ad un sistema di irrigazione per la maggior parte a gravità che ottimizza il consumo d'acqua. Una struttura di questo genere utilizza un litro d'acqua per chilogrammo di prodotto, circa 100 volte meno rispetto alle colture tradizionali. Il perché è presto detto: l'acqua di irrigazione "cola" fra i diversi scaffali e apposite tubature, sfruttando tra l'altro acqua piovana in grande percentuale. In una coltura tradizionale a terra la quasi totalità dell'acqua di irrigazione viene assorbita dal terreno sottostante e non recuperata.

Nel 2021 sono previsti ben 15 raccolti, con il target appunto di ben 1000 tonnellate di produzione, il tutto portando insalata e erbe freschissime anche nei centri abitati, riducendo drasticamente il trasporto su gomma. Una nota curiosa: si tratta di una delle produzioni più "bio" di sempre, ma non godrà dell'ambita certificazione. La legislazione UE, infatti, ritiene per ora che un prodotto "bio" debba essere sempre e comunque legato al concetto di "suolo", che tecnicamente è lo strato superficiale che ricopre la crosta terrestre. Niente "bio" quindi, almeno per ora.

Devi effettuare il login per poter commentare Se non sei ancora registrato, puoi farlo attraverso questo form. Se sei già registrato e loggato nel sito, puoi inserire il tuo commento. Si tenga presente quanto letto nel regolamento, nel rispetto del "quieto vivere".