“Siamo in emergenza nazionale. Le forze politiche sospendano la campagna elettorale: servono 10 miliardi per le imprese, sganciamento rinnovabili dal gas e 30 miliardi sulle famiglie. Ora”. A dirlo, tramite un post su Twitter, è il leader del terzo polo Carlo Calenda. Toni da elezioni politiche, certo, ma la crisi energetica è sempre più forte e le previsioni negative per l’autunno e l’inverno arrivano oramai da ogni parte.
Sul mercato di Amsterdam continua il rally del gas. Il prezzo del future, basato sulle aspettative, è stabilmente sopra i 300 euro al megawattora, dopo un rialzo vertiginoso nell’ultima settimana. L’impennata, sulla scia dei timori di uno stop totale delle forniture dalla Russia, ha portato i prezzi dell’energia in tutto il Vecchio Continente a livelli mai visti prima.
Lasciate ogni speranza, o voi che votate. Col gas a 300 euro, è lockdown garantito
Aumentano le bollette e la previsione di Arera per ottobre è che il prezzo possa almeno raddoppiare. Non solo: in caso di chiusura dei rubinetti da parte della Russia scatterebbero pesanti razionamenti, dopo i primi interventi già avviati volontariamente dalle città italiane. Nel frattempo aumentano i costi per zinco, alluminio e fertilizzanti. Ma non solo: il boom dell’energia trascina al rialzo anche i beni alimentari, con il rischio di annullare gli effetti positivi dello sblocco delle navi ucraine su mais, pane e pasta.
La richiesta di Calenda a tutte le forze politiche è sostenere il piano del governo Draghi ed eventualmente chiedergli un nuovo intervento straordinario anche prima del voto del 25 settembre. Ma i 40 miliardi di cui parla, al momento, non ci sono: se ne potrebbe ricavare qualcuno dalle pieghe di bilancio, per il resto servirebbe votare in Parlamento uno scostamento, come d’altronde chiede da mesi il Movimento 5 Stelle.
L’opzione, però, sembra praticamente impossibile: il presidente del Consiglio Mario Draghi lo ha sempre evitato e difficilmente, nonostante il momento di emergenza, lo farebbe da dimissionario a un mese dalle elezioni. Il mandato affidatogli del capo dello Stato Sergio Mattarella quando ha sciolto le Camere è stato chiaro: interventi straordinari richiesti dal momento, ma non i poteri veri e propri di un governo in carica.
Nel frattempo diverse multiutility fornitrici di gas bloccano i contratti. Partecipate pubbliche territoriali come A2a e Hera non ne farà di nuovi, se non alle aziende che storicamente hanno rifornito. Eni, invece, è più prudente con tutti i clienti, in attesa di conoscere l’evoluzione dei prezzi del gas nelle prossime settimane.
Già diverse imprese, però, già dicono di non trovare fornitori. Queste settimane sono decisive, perché si rinegoziano i contratti per il prossimo anno termico, che parte il primo di ottobre. In difficoltà soprattutto il settore industriale della carta, con chi cerca alternative (per esempio con Shell o Edison) che riceve richieste pesanti da sostenere in questo momento: un mese di anticipo e fideiussione dello stesso valore.
Secondo Confcommercio tra costo dell’energia e inflazione, sono 120mila le imprese a rischio chiusura, mentre 370mila posti di lavoro potrebbero venir meno. Il tutto farebbe scivolare inevitabilmente il Paese in recessione.
Il governo Draghi, vista l’emergenza, studia diversi interventi. In campo ci sono il rafforzamento dei crediti d’imposta e degli altri sostegni alle imprese, soprattutto le energivore, oltre al potenziamento degli aiuti per le famiglie. In tal senso potrebbe essere esteso il bonus sociale per aiutare i nuclei meno abbienti e forse azzerata temporaneamente l’Iva sul gas (già ridotta al 5%). Ma bisogna trovare i soldi per finanziare gli aiuti.
Gas, nuovo piano d’emergenza del governo: aiuti alle famiglie, tagli ai riscaldamenti in case e scuole e razionamenti per le imprese
Il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha intanto firmato i decreti da 2 miliardi di euro sul rafforzamento dei contratti di sviluppo per le imprese. Saranno agevolati gli investimenti industriali che puntano alla riduzione di almeno il 40% delle emissioni dirette di gas a effetto serra o di almeno il 20% del consumo di energia.
Nelle stesse ore l’esecutivo, mentre cerca di convincere l’Ue a introdurre un tetto europeo al prezzo del gas, è al lavoro sul nuovo piano di risparmio energetico e di taglio dei consumi, che saranno crescenti in relazione alla possibile carenza di flussi da Mosca, come spiegato dallo stesso Draghi al meeting di Rimini.
Lo scenario peggiore da affrontare, quello dello stop totale, farebbe sì che ci verrebbe a mancare il 18-20% circa delle forniture, mentre gli stoccaggi per l’inverno sono pieni all’80% (l’obiettivo è arrivare al 90% a ottobre e possibilmente al 100% a dicembre).
La strategia europea prevede per l’Italia un taglio, per ora volontario, del 7% dei consumi da qui a fine marzo 2023. Dopo i primi interventi già realizzati in alcune città italiane, si parla di un possibile spegnimento delle luci e dei monumenti la sera, così come di chiusura anticipata dei negozi, con il piano che potrebbe estendersi anche alle case e alle scuole.
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Nel primo caso sarebbe impossibile imporre qualcosa: verrebbe solo raccomandato di ridurre di due gradi il riscaldamento. Per gli istituti scolastici invece, ci sarebbe innanzitutto lo spegnimento di luci e termosifoni in classe quando non strettamente necessari. Potrebbero quindi essere imposte temperature più basse di uno o due gradi rispetto agli anni passati. Ma ad essere coinvolte maggiormente sarebbero le imprese meno energivore, a cui lo Stato richiederebbe i sacrifici più ingenti.
Articolo originale pubblicato su Money.it qui: Gas e luce, prezzi alle stelle per l’autunno: «Emergenza nazionale, servono 40 miliardi di aiuti», ma non ci sono
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