In Italia, quando si parla di canapa ci si tende a concentrare sugli aspetti legislativi legati a questa pianta: quando è legale, quando non lo è, quando si può coltivare senza commettere un reato e via dicendo.
Al contrario, si trascura quello che è un argomento estremamente interessante, ovvero l’impatto che le innovazioni tecnologiche hanno avuto, stanno avendo e avranno sul mercato della cannabis.
Se oggi gli italiani possono acquistare i migliori prodotti al CBD su Justbob e su altri noti shop di canapa light, è anche merito delle novità scientifiche che hanno trovato applicazione in questo settore.
Ecco perché, nel seguente articolo, illustreremo alcune interessanti innovazioni scientifiche che sono state applicate (o che lo saranno) nel campo della marijuana, spiegando quanto incidono radicalmente sull’evoluzione del mercato.
Fino ad oggi, le piante di cannabis sono state classificate dai breeder in modo poco scientifico, facendo ricorso al concetto di cultivar.
Chi si intende di agricoltura, probabilmente conosce il significato di questa parola, ma è opportuno indicarlo di seguito per tutti i lettori meno avvezzi: cultivar sta per ‘varietà coltivata’, ed è un termine che indica una pianta selezionata e/o modificata in modo da esaltare determinate caratteristiche.
Il problema di questo metodo sta nel fatto che due esemplari della medesima cultivar non possiedono necessariamente le stesse qualità. Di conseguenza, coloro che acquistano prodotti a base di cannabis (nei Paesi dov’è consentito dalla legge) scegliendoli sulla base di questa caratteristica potrebbero ritrovarsi di fronte a un prodotto diverso da quello che si aspettavano.
Tuttavia, il settore della canapa potrebbe assistere ben presto all’introduzione di un nuovo sistema di classificazione estremamente più valido rispetto al precedente.
Recentemente, infatti, grazie al lavoro di alcuni ricercatori israeliani, è stata sviluppata una tecnica di sequenziamento genetico applicabile alla cannabis che permette di ottenere una mappa completa del DNA degli esemplari analizzati.
In altre parole, presto sarà possibile identificare le caratteristiche di ogni pianta (e dei relativi semi) in modo da creare delle vere e proprie carte d’identità per ogni varietà, così da porre delle basi solide per una rivoluzione nel settore del breeding.
In passato, le innovazioni tecnologiche introdotte dalla ricerca aerospaziale hanno già influito sull’evoluzione della coltivazione della cannabis. L’aeroponica, infatti, è una tecnica sviluppata niente di meno che dalla NASA negli anni ’80.
Questo metodo di coltivazione, che oggi viene utilizzato diffusamente dalle aziende produttrici di canapa, consiste nella crescita delle piante senza il supporto di un substrato. Gli esemplari sono sostenuti artificialmente e alimentati attraverso la nebulizzazione dell’acqua e di tutti gli altri nutrienti direttamente sulle loro radici.
Recentemente, inoltre, si è diffusa una nuova tecnologia che ha rivoluzionato i metodi di coltivazione (anche della cannabis), anche questa sviluppata dall’agenzia aerospaziale americana: si tratta delle lampade a LED per la stimolazione della fotosintesi.
Come tutti sanno, le piante hanno bisogno di luce per alimentarsi e la loro crescita può essere promossa utilizzando delle apposite lampade artificiali, ma quelle tradizionali consumano molta energia e hanno un prezzo piuttosto alto.
Con la tecnologia della NASA, invece, è possibile sfruttare l’illuminazione artificiale in maniera molto più efficiente, aumentando la resa delle piante a un costo decisamente più contenuto. Questo è il motivo del recente successo delle nuove lampade LED, che si stanno rapidamente diffondendo tra gli agricoltori, compresi coloro che lavorano nel settore della cannabis.
Finora abbiamo citato alcune importanti novità tecnologiche in ambito di breeding e coltivazione della cannabis. Adesso è arrivato il momento di occuparci delle innovazioni che potrebbero avere un impatto decisivo a livello dei consumatori.
La più interessante, quella su cui ci concentreremo in questo paragrafo, è la nanoincapsulazione: con questo termine si indica una tecnica mediante la quale è possibile incapsulare singolarmente delle particelle di diametro inferiore a 1 micrometro, ovvero più piccole di 1 milionesimo di millimetro.
In questo modo, viene favorito l’assorbimento delle sostanze introdotte nell’organismo, aumentando la loro biodisponibilità.
Questa tecnica è stata pensata principalmente per l’assunzione di farmaci, ma potrebbe essere utilizzata con successo anche nei prodotti a base di CBD.
Attualmente non è conveniente la realizzazione di prodotti a base acquosa contenenti CBD, come drink o altri articoli simili. Il motivo risiede nella scarsa idrosolubilità del cannabidiolo e nella sua bassa biodisponibilità.
Alcuni esperti, però, sono convinti che la nanoincapsulazione potrebbe permettere di aggirare questo problema. Se applicata al CBD, infatti, potrebbe aumentarne l’idrosolubilità e la biodisponibilità rendendo possibile la commercializzazione di prodotti a base acquosa contenenti cannabinoidi.
Abbiamo illustrato alcune importanti innovazioni che sono state introdotte (o che lo saranno presto) nel settore della cannabis.
Il sequenziamento genetico, le lampade a LED e la nanoincapsulazione sono solo alcuni esempi di come lo sviluppo della tecnologia può avere un impatto decisivo sulla coltivazione della canapa e sulla realizzazione di prodotti a base di cannabinoidi.
Quali altre sorprese riserverà il futuro? Non possiamo ancora saperlo, ma sarà sicuramente interessante essere testimoni delle meraviglie della scienza che troveranno applicazione nel settore della cannabis negli anni a venire.
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