Il danese ha sconfitto Shapovalov in tre set. Il canadese, mai andato oltre il secondo turno al Roland Garros, ha chiuso con 53 gratuiti. Il danese punta a finire l'anno in Top 25. E' una delle star attese alle Intesa Sanpaolo Nextgen ATP Finals di Milano
Cappellino all'indietro come il giovane Lleyton Hewitt, completo grigio e blu con lampi verde acqua, Holger Rune ha tracciato una masterclass in efficienza tennistica al suo debutto assoluto nel tabellone principale del Roland Garros.
Campione junior alla Porte d'Auteuil tre anni fa, sul campo 12 ha firmato la sua prima vittoria in carriera in uno Slam e dato una bella lezione a Denis Shapovalov, finora più incline all'auto-compiacimento che all'auto-miglioramento, che al Roland Garros non è mai andato oltre il secondo turno.
Il danese ha chiuso 63 61 76(4) con 17 vincenti a 27, ma soprattutto 19 gratuiti contro i 53 di Shapovalov che ha mancato un set point in risposta sul 6-5 nel terzo set.
Quello di Rune è un tennis da fuochi d'artificio, premia la concretezza più dell'effimera bellezza. Chissà che gli allenamenti con Daniil Medvedev non abbiano fatto bene a lui come al russo, che ha dominato l'argentino Facundo Bagnis.
L'unica concessione all'inesperienza resta un diritto anomalo a mezza rete con cui "si auto-annulla" un match point sul 5-4 40-30 nel terzo set: a chi l'ha visto, sarà tornato in mente l'errore, nell'identica situazione, di Laslo Djere contro Novak Djokovic a Belgrado un mese fa.
Nel tiebreak, però, Rune continua col suo tennis che interpreta con sicurezza: colpi poco lavorati, traiettorie per togliere angoli, accelerazioni profonde. Il resto lo mette il canadese, che vede crescere il senso di sciupio con l'ultimo diritto dal centro buttato via largo sul match point
Rune ha confessato anche un lato più creativo, una propensione alla manualità che però riserva soprattutto alla giocoleria, passatempo che coltiva nel tempo libero. In partita, il suo è un tennis sicuro, moderno, efficiente. Il gioco del 19enne di Charlottenlund, un sobborgo a nord di Copenhagen in una delle aree più ricche di tutta la Danimarca, rispecchia il momento che sta vivendo. "Attualmente sono molto tranquillo e rilassato, mi sento felice, sto facendo quello che adoro: amo viaggiare, amo giocare a tennis. Sto vivendo il mio sogno e me lo sto godendo" ha detto dopo il primo titolo ATP, conquistato a Monaco di Baviera qualche settimana fa (torneo che aveva iniziato battendo Alexander Zverev, la sua prima vittoria contro un Top 20).
Semifinalista a Lione prima del Roland Garros, il danese ha illuminato l'edizione 2021 delle Intesa Sanpaolo Next Gen Finals a Milano, che ha anticipato l'esplosione di Carlos Alcaraz, ed è uno dei principali candidati per un posto tra i migliori Under 21 del mondo anche il prossimo novembre.
Tanto pigro fuori dal campo, così si è raccontato al sito dell'ATP, quanto energico una volta chiamato alla competizione, Rune ha il pregio della sana arroganza. Non ha paura di sembrare sbruffone quando dichiara le sue grandi ambizioni: capace di passare da numero 474 a 103 nel 2021, per quest'anno si è dato come obiettivo l'ingresso in Top 25 entro la fine della stagione.
Non ha paura di prendere in mano la partita né di essere lui a decidere gli scambi. E' consapevole che la solidità sia un fattore chiave, soprattutto con un tennis come il suo, per dare sostanza ai suoi, peraltro non ingiustificati, desideri di grandezza. "Su questo devo migliorare - diceva a fine 2021 a Tennis Majors -. Anche se sei sotto, anche se il tuo avversario è avanti 40-0, devi farlo giocare, farlo stancare. Il tuo avversario deve sempre pensare che batterti non sia facile".
L'ha pensato da subito anche Shapovalov, che ha fatto fatica a sfondare da dietro, a partire dalla risposta contro la prima di servizio che ha colpito spesso con i piedi molto lontani dalla riga di fondo. I tentativi di manovrare con il topspin, poi, non hanno sortito l'effetto di allontanare Rune dal centro del campo.
Mentre il danese sembrava avere tutte le risposte, nel finale Shapovalov si è trovato a corto di domande. Così ha azzardato serve and volley con l'elevata frequenza di chi si sente spalle al muro.
Shapovalov nutriva ben diverse ambizioni per questo torneo, anche alla luce del quarto di finale agli Internazionali BNL d'Italia dove ha eliminato un Rafa Nadal frenato dall'infortunio al piede nella seconda parte del match.
Dopo Roma, Shapovalov ha deciso di cambiare ancora, interrompere il periodo di prova con Jamie Delgado, l'ex coach di Andy Murray scelto alla fine del 2021. Continuerà con Peter Polansky, 33 anni, e per la stagione sulla terra battuta con Adriano Fuorivia che l'ha allenato quando era junior.
Polansky, grande promessa canadese da junior ma mai entrato in Top 100 nel ranking ATP, era ancora nel circuito quando è arrivata la chiamata del canadese per seguirlo qualche settimana in off season lo scorso inverno all'accademia di Nick Bollettieri a Bradenton.
A causa di un'aritmia cardiaca peggiorata di recente è stato costretto più volte al ritiro negli ultimi sei mesi. La transizione verso un ruolo diverso, dunque, ha richiesto meno tempo del previsto. Ce ne vorrà di più, invece, perché Polansky riesca dove diversi coach hanno fallito prima di lui: portare Denis a mantenere una velocità di crociera più stabile, con meno alti e bassi.