Dopo l'exploit di The Lion King, il nome di Elton John è in tendenza nello show business statunitense, con la Disney pronta a proporgli un contratto faraonico per altri film. Trasferitosi nuovamente a Londra, incontra l'elegante manager canadese David Furnish, appassionato di fotografia e nella board of directors della nota agenzia pubblicitaria Ogilvy & Mather. Inizia così una nuova relazione sentimentale, questa volta più discreta e al riparo dai giornalisti di gossip. Rigenerato dopo la riabilitazione, Elton presenta David alla madre, lo invita persino quando nel gennaio 1994 viene introdotto nella Rock and Roll Hall of Fame da Axl Rose. Alla fine del suo discorso, invita Bernie Taupin a salire sul palco, consegnandogli il premio. L'amore per David trasforma Elton, che ora è un uomo ripulito e felice. Il successivo Made In England - prodotto con Greg Penny e pubblicato nel marzo 1995 - è appunto dedicato a David Furnish, nel frattempo messosi a capo di un progetto documentaristico sulla vita del fidanzato, con lo strambo titolo "Tantrums And Tiaras". Aperto dalla cinematografica "Believe", Made In England vede il ritorno agli arrangiamenti del vecchio amico Paul Buckmaster, che permette una sorta di flashback sonico verso i lavori degli anni 70. Escludendo i più triti numeri soft-rock ("House" o la title track), l'album si concede all'orecchiabile ritmo rollingstoniano di "Pain" gettando nella mischia il gradevole jingle-jangle di "Please" e il sofisticato pop beatlesiano "Latitude", con la conduzione di George Martin. Mentre "Man" scala robuste architetture soul, "Belfast" brilla tra le luci d'Irlanda, prima della piccola cavalcata dance-pop "Lies". Nell'estate del 1997 esce "Tantrums And Tiaras", il documentario di Furnish lanciato negli States prima che Elton venga scosso dalla notizia dell'omicidio di Gianni Versace, suo amico e stilista preferito. La famiglia di Gianni gli chiede di cantare il salmo 23 insieme a Sting, durante la cerimonia funebre al Duomo di Milano. Le brutte notizie non si fermano: alla fine di agosto, la principessa Diana Spencer muore tragicamente a Parigi dopo un terribile incidente automobilistico. Appena due giorni dopo il decesso, Elton riceve una telefonata da Richard Branson, boss della Virgin, venendo così a conoscenza della presenza di innumerevoli testi dalla canzone "Candle In The Wind" scritti a mano dai fan in lutto durante la veglia di St. James's Palace. La proposta è presto detta: riscrivere il brano per cantarlo al funerale di Lady D. Ovviamente, Elton chiama Bernie Taupin e si mette al lavoro, stranamente terrorizzato dalla prospettiva di cantare davanti all'arcivescovo di Canterbury e circa due miliardi di persone collegate in diretta Tv. La toccante elegia funebre viene subito dopo pubblicata come singolo, superando in poco tempo "White Christmas" di Bing Crosby nella classifica dei singoli più venduti di tutti i tempi. Il successo del brano è clamoroso, venduto ai quattro angoli del pianeta a una media di sei copie al secondo, al numero uno negli States per quattordici settimane consecutive, addirittura nella top twenty canadese per tre anni. Paradossalmente, il brano di maggior successo della sua carriera non verrà più ascoltato dallo stesso autore; tantissimi soldi raccolti dalla fondazione di Diana saranno destinati a cause legali contro lo sfruttamento della sua immagine a livello commerciale. Dopo il grande dolore, a settembre viene pubblicato The Big Picture, dedicato all'amico Gianni Versace. Odiato da Taupin, il disco ripete a memoria il formato pop-ballad per adulti, senza però trovare l'ispirazione mostrata nel precedente Made In England. Da segnalare la soulful "If The River Can Bend", così come la nuova hit gospel-pop "Something About The Way You Look Tonight" che trascina le vendite dopo essere stata inserita come doppio lato A su "Candle In The Wind". Fatta eccezione per la fanfara "Wicked Dreams", The Big Picture dà ragione a Taupin che lo definisce "orribilmente freddo e tecnico". Nella primavera del 1998, Elton John inizia un tour con l'amico pianista Billy Joel, quando riceve una telefonata improvvisa da parte di David: le due ragazze che si occupano del loro giardino hanno deciso di andarsene perché non vengono pagate da oltre un anno e mezzo. Elton telefona a John Reid per chiedere spiegazioni, scoprendo con sommo sbigottimento che non c'è più un penny in cassa. "Hai speso tutto", gli dice il manager. Ma Elton non riesce a crederci, lavorando da decenni incessantemente e facendo il tutto esaurito in tutto il mondo. Meglio vederci chiaro: viene così assoldata una società di revisione dei conti che si intrufola tra le carte della John Reid Enterprises, per scoprire un clamoroso buco da 20 milioni di sterline che porterà alla guerra legale tra gli ex-amanti, finita in un patteggiamento da quasi 3,5 milioni versati da Reid per evitare guai peggiori. Elton è distrutto dall'accaduto, sia psicologicamente che finanziariamente, e si vede costretto a tornare subito in tour per ripagare i debiti accumulati. In seguito ai nuovi screzi con Taupin per l'ultimo The Big Picture, l'artista inglese decide di gettarsi nella mischia delle colonne sonore, un formato già sperimentato con successo enorme nel caso di Lion King Soundtrack. Nel marzo 1999 esce Elton John And Tim Rice's Aida, che è però un'accozzaglia di brani pop a metà tra Broadway e Disney con la collaborazione di artisti come Sting, Tina Turner e James Taylor. Pochi mesi dopo è il turno di The Muse, colonna sonora del film-commedia omonimo con Sharon Stone. Brani esclusivamente strumentali a parte la title track composta con Bernie. La serie di soundtrack continua con The Road To El Dorado, lungometraggio d'animazione della DreamWorks uscito nel 2000 che segna il ritorno alla collaborazione con Hans Zimmer e soprattutto al pagamento del debito di parola dato al produttore cinematografico Jeffrey Katzenberg dopo i fasti di "The Lion King". Nell'autunno 2000 si esibisce per due trionfali date al Madison Square Garden di New York, pubblicate nel disco live Elton John One Night Only - The Greatest Hits. Come da titolo, il disco è un best of dal vivo, con ospiti speciali come Billy Joel ("Goodbye Yellow Brick Road") e Anastacia ("Saturday Night's Alright For Fighting"). Contemporaneamente, in diversi studi losangelini vengono avviati i lavori per il nuovo album Songs From The West Coast, fortemente influenzati dal recente lavoro di Ryan Adams, "Heartbreaker". Elton è rapito dal sound alternative country dell'artista statunitense, così decide di abbandonare il suo classico stile da hit pop per ritornare alle origini della tradizione a stelle e strisce, come ai tempi di "Tumbleweed". Incredibilmente, dopo svariati tentativi di recuperare i suoi vecchi ritmi, l'iniziale "The Emperor's New Clothes" stupisce tutti tra delicate note di pianoforte, cori surf e arrangiamenti sinfonici. Con il beat soul-pop incalzante di "Dark Diamond", il disco sembra scorrere finalmente liscio, impreziosito dalla melodia folk di "Look Ma, No Hands" e solo ogni tanto interrotto da numeri abituali come la ballad insipida "Original Sin". È solo un leggero inciampare, perché "Birds" viaggia spedita sul sentiero del blues, mentre "I Want Love" è un piccolo capolavoro beatlesiano con il contributo dell'organo Hammond di Billy Preston. Mentre "The Wasteland" macina un ritmo quasi hard-blues, la finale "This Train Don't Stop There Anymore" sembra davvero tornare, per quattro minuti e mezzo, indietro di trent'anni. Il ritorno di Captain Fantastic
Dopo l'uscita di Songs From The West Coast, l'operazione di recupero delle origini continua con Peachtree Road, pubblicato all'inizio del 2004 e unico disco prodotto dal solo Elton John negli studi Record Plant di Los Angeles. Con l'ennesimo ritorno del batterista Nigel Olsson, l'album è aperto dalla pop ballad "Weight Of The World", seguita dal country-gospel sinfonico "Porch Swing In Tupelo". Elton sembra finalmente sazio di sfornare hit mangia-classifiche, concentrato solo sulla nuova ispirazione Ryan Adams e soprattutto sulla voglia di ritrovare le radici soniche. "Answer In The Sky" dimezza il ritmo dell'eccelsa "Philadelphia Freedom", mentre "Turn The Lights Out When You Leave" celebra gli amanti del più romantico western sound. È un inatteso ritorno al soul più sentito ("My Elusive Drug" e "Freaks In Love"), accelerato dal rock'n'roll "They Call Her The Cat" e magnificamente deviato sulle emozionanti note di piano in "Too Many Tears". Nel marzo 2005 debutta al Victoria Palace di Londra "Billy Elliot The Musical", prodotto e musicato da Elton con la regia di Stephen Daldry. Subito nominato per nove Laurence Olivier Awards, ne vince quattro. Il successo è enorme, l'opera teatrale viene portata in giro per il mondo, dall'Australia a Broadway. Il singolo estratto è l'intima ballad "Electricity", 63esima canzone di Elton che raggiunge la Top 40 Hits nel Regno Unito. Nell'estate del 2005, Elton viene invitato a diventare ospite fisso del Caesar's Palace di Las Vegas, per esibirsi nel nuovissimo Colosseum. Inizialmente l'intenzione è di rifiutare, poi modificata grazie al contributo del fotografo David LaChapelle che lavorerà alla messa in scena dei vari show. Alla fine dell'anno, la legge britannica viene modificata per permettere alle persone dello stesso sesso di unirsi in matrimonio civile. Elton John e David Furnish decidono di sposarsi alla fine di dicembre, un sogno coltivato per anni dalla popstar inglese, finalmente felice dopo aver sempre cercato invano l'amore della sua vita. Nell'autunno 2006 esce The Captain & The Kid, il seguito di "Captain Fantastic", che vuole raccontare al mondo gli eventi nella vita di Elton e Bernie da quella incredibile pubblicazione nel 1975. L'inizio è a dir poco esplosivo, sui sofisticati ed eleganti accordi di piano in "Postcards From Richard Nixon" e il robusto rock-blues rollingstoniano "Just Like Noah's Ark". Dopo anni di buio, finalmente il flusso compositivo di Elton torna ai livelli dei Seventies, sulle immagini di repertorio nostalgiche nel video della pop ballad "Tinderbox". Spensierata e libera dai soliti stilemi dell'adult-contemporary, la coppia John-Taupin si diverte con la jazzy "And The House Fell Down" o sulle architetture country & western di "I Must Have Lost It On The Wind". Sebbene non possa esistere alcun paragone diretto con "Captain Fantastic", il disco scorre via piacevole, come nel blues pigro di "Old 67", soprattutto senza necessità di emulare un tempo ormai passato, dimostrato dall'ultima title track che diventa una sorta di collage di ricordi sonici. Alla fine del 2009, Elton si procura il numero di Leon Russell, in un momento di nostalgia per gli anni in cui guardava tutte le stelle della musica dal basso verso l'alto. "Perché non facciamo un disco insieme?", gli propone Elton. "Sei serio?" - risponde Leon - "Pensi sia ancora in grado? Sono davvero anziano". Come un patriarca nelle sceneggiature di Tennessee Williams, Russell si presenta negli studi The Village di Los Angeles e si mette al piano per un paio d'ore. Da quel presunto scherzo telefonico nasce The Union, prodotto da T Bone Burnett e pubblicato su etichetta Mercury nell'autunno 2010. Con una parata di guest star - Marc Ribot e Booker T. Jones nell'ottimo jazz-pop teatrale "If It Wasn't For Bad"; Neil Young nel solenne gospel-blues "Gone To Shiloh" - l'album è molto di più di una collaborazione tra vecchi amici. Dal rock'n'roll graffiante di "Hey Ahab" (con lo stesso T Bone Burnett alla chitarra elettrica) alla gemma soul-blues "Hearts Have Turned To Stone" (con Doyle Bramhall II), The Union entra di diritto tra i migliori album dell'intera discografia, il frutto sincero e appassionato di due vecchie glorie del rock anglofono. E l'alchimia creata è talmente forte che lo stesso Elton riesce nell'impresa di produrre un brano, "Jimmie Rodgers' Dream", che non avrebbe sfigurato nella tracklist di "Tumbleweed", con il suo country scintillante sul sentiero polveroso del roots-rock. "Monkey Suit" accelera sul boogie rollingstoniano, seguita dallo shuffle scatenato "A Dream Come True" e dal Memphis soul "I Should Have Sent Roses" con la voce dolente di Russell che sembra una bottiglia di vino pregiatissimo. "When Love Is Dying" vede poi la partecipazione della leggenda Brian Wilson come backing vocalist, mentre "My Kind Of Hell" vira tra boogie e gospel e "Mandalay Again" è un altro gioiello di country-pop degno delle session di Tumbleweed. The Union è un disco inaspettatamente pregevole, diretto nella classifica dei migliori album di Elton John. Ci voleva un anziano che sembra uscito da un'opera di Tennessee Williams. The Union si piazza subito nella Top 5 statunitense, portando a un tour in sale più piccole da 10-15mila spettatori. La collaborazione rivitalizza la carriera di Russell, che riceve una proposta per una serie di dischi e l'introduzione nella Rock and Roll Hall of Fame, prima di morire nel 2016 dopo un infarto. A dicembre 2010, Elton e David festeggiano l'arrivo del primo figlio, Zachary Jackson Levon Furnish-John, mentre si lavora alla prossima colonna sonora per il nuovo film di animazione Gnomeo & Juliet, prodotto dalla Rocket Pictures fondata dallo stesso John. Nel 2011 viene inoltre organizzato un nuovo show a Las Vegas, il "The Million Dollar Piano", con il contributo del vecchio amico Tony King come direttore creativo. L'anno successivo arriva un nuovo primo posto nelle classifiche inglesi, grazie al contributo del dance duo australiano Pnau. Good Morning To The Night è un'operazione apparentemente ai limiti del sacrilegio: creare nuove tracce tra la dance e il synth-pop a partire da vecchi master consegnati dallo stesso Elton, da "Philadelphia Freedom" a "Sixty Years On". Il disco centra essenzialmente lo spirito dell'intera iniziativa: divertire e far ballare con quel pizzico di nostalgia seventies. Dopo essersi esibito addirittura nel tempio della club-culture, a Ibiza, Elton torna in studio a Los Angeles tra la fine del 2012 ed il 2013. Il successore del piccolo capolavoro The Union è The Diving Board, aperto dalla toccante ballad "Oceans Away" e nuovamente prodotto da T-Bone Burnett. Il disco è apprezzato dalla critica, che applaude la freschezza con cui vengono confezionate le nuove quindici tracce. In effetti, il classico formato pop ballad viene modernizzato, quasi restaurato in brani come "Oscar Wilde Gets Out" e "A Town Called Jubilee". Se Elton non sbaglia un disco dal 2001 è perché ha deciso finalmente di abbandonare l'ossessione per le instant hit: "The Ballad Of Blind Tom" è il sofisticato lascito della recente collaborazione con Russell, seguita dalla straziante mini-opera sinfonica "My Quicksand". Il disco è l'ennesimo colpo del maestro, che piazza numeri di grande maturità artistica come la giravolta agrodolce "Can't Stay Alone Tonight", il gospel-blues "Take This Dirty Water" o il superbo jazz pianistico della title track. Merito sicuramente del suo nuovo produttore, che gli permette di riverniciare il sound e di calare assi come "Vojeur" o "Home Again", pareti perfette per una vera e propria rinascita sonica. Dopo una pausa di tre anni, nel 2016 esce il nuovo Wonderful Crazy Night, che vede il ritorno del percussionista Ray Cooper e dello storico batterista Nigel Olsson. Registrato in nemmeno venti giorni, il disco è ancora girato dal produttore T-Bone Burnett, vero artefice della rivitalizzazione della carriera di Elton. Aperto dal rock'n'roll della title track, il disco convince ancora una volta la critica, dal polveroso blues "In The Name Of You" all'irresistibile boogie "Looking Up". Anche se manca l'originalità degli ultimi lavori - "Blue Wonderful" cade nello stereotipo delle ballad eltoniane - Wonderful Crazy Night diverte grazie all'harrisoniana "Guilty Pleasure" e al beat irriverente di "England And America", pubblicata come bonus track nella versione deluxe. Sicuramente il disco meno originale dell'ultimo periodo, una sorta di pilota automatico per continuare a viaggiare sul sentiero del cantautorato globale. Farewell Yellow Brick Road
All'inizio del 2017 Elton programma un gigantesco tour d'addio alle scene, un giro del mondo in oltre 300 date in partenza l'anno successivo. Purtroppo, durante un check-up medico di routine gli viene diagnosticato un tumore alla prostata. Le strade sono due: asportarla chirurgicamente o sottoporsi a una chemioterapia. La famiglia opta per la prima opzione, permettendogli di tornare sul palco appena dieci giorni dopo l'operazione. Ma i problemi di salute sono importanti, perché c'è un altro difetto al cuore che costringe la popstar inglese a impiantare un bypass. Dopo una esibizione in Sudamerica, viene trasportato d'urgenza in ospedale per una grave infezione, finendo in terapia intensiva a nemmeno 24 ore da un previsto decesso. Ma Elton è un uomo fortunato, perché dopo undici giorni torna a casa dai figli, pregando ogni sera per il dono ricevuto e soprattutto convinto più che mai a dire addio a quasi 40 anni di mirabolanti avventure sui palcoscenici del globo. Il Farewell Yellow Brick Road Tour inizia l'8 settembre 2018 ad Allentown, Pennsylvania, con la direzione artistica del marito David e del vecchio amico Tony King. Decine di classici immortali vengono eseguiti senza sosta tra vecchi filmati e animazioni spettacolari, appunto per celebrare in musica e immagini la carriera sfolgorante di Sir Elton John. Dopo l'ennesima raccolta, Diamonds, la colonna sonora Rocketman torna in cima alle classifiche anglofone dopo il successo dell'omonimo film biografico interpretato dall'attore gallese Taron Egerton, che convince tutti anche come cantante in brani come "The Bitch Is Back". Lo stesso Elton apprezza la pellicola, diventando executive producer dell'album e cantando nella nuova "(I'm Gonna) Love Me Again". Nel frattempo, la prima parte del Farewell Yellow Brick Road Tour, conclusasi a marzo 2019, ha già ottenuto il premio Billboard Music nella categoria Top Rock Tour, con entrate calcolate in oltre 120 milioni di dollari. L'esplosione della pandemia Covid-19 ferma la macchina nell'inverno 2020, lasciando Elton (come miliardi di persone) chiuso in casa. Non si ferma invece il viaggio discografico: nel giugno 2021 esce Regimental Sgt. Zippo, disco perduto perché inizialmente pensato come album d'esordio psichedelico al posto di Empty Sky. Un totale di dodici tracce recuperate dalle sessioni tra il 1967 e il 1968, nello stile beatlesiano che evidentemente non era per nulla nelle sue corde. Decisamente più interessante la nuova operazione delle Lockdown Sessions (2021), concepita in piena era pandemica all'interno di una sala d'incisione virtuale con una parata di ospiti in diretta web. Elton in questo caso è come un magister che chiama a raccolta i suoi discepoli, dalle più disparate estrazioni musicali. Dalla stellina inglese Dua Lipa ("Cold Heart") alla giovane modella giapponese Rina Sawayama ("Chosen Family"), le sessioni in lockdown stupiscono per l'estrema versatilità di generi e generazioni a confronto. Nell'acida "The Pink Phantom" ci sono i Gorillaz e 6lack, mentre la tenebrosa cover di "Nothing Else Matters" mette insieme la voce roca di Miley Cyrus con il violoncello di Yo-Yo Ma, il basso di Trujillo e la batteria di Chad Smith. Un instant supergroup che solo un totem come Elton potrebbe mettere in piedi nel giro di qualche settimana e per di più in diretta Facetime. Di contro, l'album segue troppo il formato Spotify, ma piazza numeri di alta scuola come la dance di "Orbit" (con SG Lewis) e la limpidissima country ballad "Simple Things" (con Brandi Carlile). Il disco è in definitiva un bel regalo agli appassionati costretti a casa contro il virus, una sorta di "Supernatural" in cui Elton abbraccia vecchi amici - Stevie Nicks nel malinconico deja-vu "Stolen Car"; Stevie Wonder nel lento funky-soul "Finish Line" - e si scatena ancora una volta sul rock'n'roll di "E-Ticket" con Eddie Vedder. A oltre quarant'anni dal rock del coccodrillo, infiniti drink e sniffate dopo, Sir Elton Hercules John è ancora in piedi.
Madman Across The Water (Djm, 1971)
Honky Château (Djm, 1972)
Don’t Shoot Me, I’m Only The Piano Player (Djm, 1973)
Goodbye Yellow Brick Road (Djm, 1973)
Captain Fantastic And The Brown Dirt Cowboy (Djm, 1975)
Rock Of The Westies (Djm, 1975)
Elton John's Greatest Hits Volume II (antologia, Djm, 1977)
The Thom Bell Sessions (Rocket, 1979)
Too Low For Zero (Rocket, 1983)
Live In Australia With The Melbourne Symphony Orchestra (Rocket, 1987)
Elton John's Greatest Hits Vol. 3 (antologia. Geffen, 1987)
Sleeping With The Past (Rocket, 1989)
To Be Continued… (box-set, Rocket, 1990)
The Very Best Of Elton John (Polygram 1990)
Greatest Hits 1976-1986 (antologia, Mca, 1992)
The Lion King: Original Motion Picture Soundtrack (Walt Disney, 1994)
The Big Picture (Rocket, 1997)
Elton John And Tim Rice's Aida (Rocket, 1999)
The Road To El Dorado (Dreamworks Records, 2000)
Elton John One Night Only – The Greatest Hits (Rocket, 2000)
Songs From The West Coast (Rocket, 2001)
Greatest Hits 1970–2002 (antologia, Utv, 2002)
The Captain & The Kid (Interscope, 2006)
Rocket Man: The Definitive Hits (Mercury, 2007)
Gnomeo & Juliet (Buena Vista, 2011)
Good Morning To The Night (Mercury, 2012)
Rocketman: Music From The Motion Picture (Interscope, 2019)
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