Era di sabato, il 21 maggio 1892 quando venne rappresentata, per la prima volta, l’Opera del compositore Ruggiero Leoncavallo “Pagliacci”: musica e libretto di Ruggiero Leoncavallo, presso il Teatro Dal Verme di Milano, con la direzione di Arturo Toscanini, interpreti Fiorello Giraud (Canio), Adelina Stehle (Nedda), Victor Maurel (Tonio), Francesco Daddi (Beppe), Mario Roussel (Silvio).
Da quel lontano sabato, “l’inossidabile” Pagliacci è tra le opere più rappresentate al mondo, il grande successo del musicista napoletano che visse la sua fanciullezza in Calabria, terra di giochi, di gioventù e di esperienze mai dimenticate.
L’Opera ispirata da un fatto vero, accaduto nel centro di Montalto Uffugo nel marzo del 1865, viene magistralmente scritta in parole e musica, da un Leoncavallo che fonde realtà e fantasia, verità e immaginazione, trasferendo, un tragico fatto di sangue, amore e gelosia, terribile, da un freddo e reale mese di marzo, in mezzo a un momento di festa di una calda estate, nel giorno di mezz’agosto, conducendo per mano artisti e pubblico nella verità, diffondendo nell’aria le note più belle tra sogni e realtà.
L’Amministrazione comunale, ovvero il Sindaco Avv. Pietro Caracciolo e l’Assessore alla Cultura Dott. Prof. Gianfranco Bria, ha inteso ricordare il momento storico, attraverso il Museo Ruggiero Leoncavallo di Montalto Uffugo, dove si celebrerà questo anniversario, con un incontro a partire dalle ore 18,30, con la proiezione dell’Opera in un particolare allestimento internazionale; la proiezione di una rappresentazione molto rara che proietterà Leoncavallo nelle restrizioni di regime, purtroppo, ancora drammaticamente “all’opera”.
Tra le iniziative dell’evento, ci sarà la presentazione di una lettera inedita, scritta dal Maestro Leoncavallo al Direttore Maestro Arturo Toscanini, pochi giorni prima della rappresentazione di Pagliacci, comunicazione che svelerà l’idea reale e categorica di Pagliacci per l’autore, sia per la musica che per l’allestimento.
Molte sono le versioni dell’Opera che, negli anni, ha visto scenari scelti dai registi, dei più vari: dal classico della regista lirica Maria Francesca Siciliani, rappresentata proprio sul luogo dove Leoncavallo ha ambientato la sua opera più conosciuta, il Duomo della Madonna della Serra di Montalto Uffugo, nell’ambientazione voluta dall’artista e, ad oggi, la più fedele alle sue volontà.
Per passare a uno spettacolo lirico “Pagliacci”, prodotto dal Teatro “A. Rendano”, Direttore d’orchesta Daniele Agiman, Regia Roberta Cortese, Scene Aldo G. Zucco. Nel ruolo di Canio: Nicola Martinucci.
Lo spettacolo del 2009, fu ambientato in un manicomio! Nel 2015, altra collocazione per l’Opera del cittadino onorario di Montalto Uffugo sin dal 1903, il regista Mario Martone pone l’accento sulle periferie. Discutibile è la scelta di ambientare Pagliacci in una periferia di città tra prostitute, cavalcavia e macchine, ma soprattutto per l’idea di identificare i pagliacci con una comunità Rom, in quanto per il regista la loro cultura è quella che più rappresenta l’ambiente circense.
Ciò è vero solo in parte, in quanto la cultura Rom è vero che è più legata (e ancora oggi è così) all’ambito del circo e al fatto che essi siano dei nomadi, ma in Pagliacci, più che di generali persone da circo, i personaggi sono specificatamente pagliacci, la cui caratteristica peculiare non è genericamente quello di intrattenere la gente, ma di farla ridere.
Questa differenza può apparire banale, ma se non la si considera si snatura l’opera stessa, perché l’intenzione di Leoncavallo, ben descritta da Tonio nel Prologo, è quella che il pubblico … piuttosto che le nostre povere gabbane d’istrioni, le nostr’anime considerate, poiché noi siam uomini di carne e d’ossa…, quindi non a caso prende i pagliacci e non dei generici uomini da circo, perché più di tutti, loro che in apparenza sembrano sempre contenti e felici, in realtà soffrono, avendo un cuore e dei sentimenti e al pari di voi, spiriamo l’aere!.
Gli interpreti: Nedda FIORENZA CEDOLINS, Canio MARCO BERTI, Tonio MARCO VRATOGNA, Beppe/Arlecchino JUAN JOSÈ DE LEÒN, Silvio SIMONE PIAZZOLA, Orchestra e Coro del Teatro alla Scala, Direttore Carlo Rizzi, Maestro del coro Bruno Casoni, Regia Mario Martone, Scene Sergio Tramonti, Costumi Ursula Patzak, Luci Pasquale Mari. L’Opera Pagliacci nella città natale di Leoncavallo.
Poi il classico dittico non è sembrato più di moda e mentre l’opera di Mascagni è rimasta nel repertorio, il lavoro di Leoncavallo non si era visto più da ben trentasette anni.
Era il 1974, e nei panni di Canio Mario Del Monaco diede il suo addio al San Carlo, teatro dov’era stato di casa lungo tutta la sua carriera.
Dopo di allora, Pagliacci a Napoli non si è rappresentata più, quasi se ne fosse perso il protagonista ideale, un po’ come accadde per la Traviata alla Scala del dopo Callas. Dopo la lunga assenza, riecco la vicenda dei poveri artisti di strada, unico titolo dell’unica serata operistica della stagione estiva 2011.
Per Daniele Finzi Pasca, pagliacci molto eleganti, nel vero senso della parola, appaiono fin dall’inizio dell’opera in frac o in begli abiti da passeggio (Nedda), mentre gli abitanti del paese li accolgono abbigliati, con costumi coloratissimi e cappello a pan di zucchero.
L’idea colpisce, e se dopo un po’ sembra fine a se stessa, al termine mostrerà la sua compiutezza quando, al momento della recita, anche i protagonisti, con la sola eccezione di Colombina, saranno agghindati da maschere e indistinguibili dal pubblico, dove c’è lo stesso Silvio.
È evidente così il gioco di scatole cinesi, la commistione fra attori e persone ‘vere’, fra recita e realtà, che fa vacillare la mente più fragile, quella che porterà brutalmente la verità nel gioco scenico, dando il via alla tragedia.
Nedda Kristin Lewis, Canio Carl Tanner, Tonio Dario Solari, Peppe Francesco Marsiglia, Silvio Simone Piazzola. Direttore Donato Renzetti, Regia Daniele Finzi Pasca, Scene Hugo Gargiulo, Costumi Giovanna Buzzi, Luci Daniele Finzi Pasca e Alexis Bowles, Coreografie Maria Bonzanigo, Maestro del Coro Salvatore Caputo.
Lo spettacolo ha una forte identità e una grande bellezza visiva, col fascino innegabile della sua idea portante e cioè la presenza costante in scena di artisti acrobati impegnati nelle loro evoluzioni a volte coerentemente con l’azione, incantevoli gli effetti di terra e di cielo, magistralmente “messi in luce” dal Maestro Finzi.
Il 21 maggio 2022 alle ore 18,30, sarà questa rappresentazione, proiettata e commentata al Museo Ruggiero Leoncavallo, il luogo dove tutto questo ebbe inizio. Ingresso libero, fino ad esaurimento posti. L’ingresso sarà regolato dalle disposizioni vigenti in materia di prevenzione sanitaria Covid-19.
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