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Arturo Giani non è un autista come gli altri: in azienda tutti gli vogliono bene perché è un grande vecchio, un punto di riferimento per i giovani che in lui vedono una guida e all’occorrenza un ottimo rappresentante sindacale. Prossimo alla pensione, si dedica a nuove passioni, quelle che verosimilmente accompagneranno gli anni del suo riposo; passioni che coltiva nelle pause tra i vari turni. Sì, perché Arturo ha deciso di continuare a guidare, malgrado più volte gli sia stato proposto di aspettare la ‘fine della corsa’ dietro una scrivania: le rotaie sono la sua vita, le facce che vede salire sul tram danno un senso alle sue giornate.
La principale delle sue nuove passioni è la fotografia, a cui si dedica da oltre dieci anni. Da autodidatta, col tempo ha scoperto tutti i segreti per ottenere uno scatto d’autore e si è dotato di un’attrezzatura professionale da migliaia di euro che comprende diverse macchine fotografiche, luci, cavalletti, obiettivi di vario tipo. I soggetti immortalati spaziano dai paesaggi alle persone, dagli animali alle architetture. Il suo talento viene persino citato nelle cronache locali, nel mese di dicembre dell’anno prima. È proprio in quei giorni che ci portano le lampadine a incandescenza del vecchio tram, quando le porte si chiudono alla penultima fermata di via dei Castani, a pochi minuti del capolinea. Arturo discute animatamente con Concetta, sua moglie, nella loro casa al Pigneto, quartiere un tempo popolare e oggi epicentro di una certa movida radical chic. La donna, una romana verace che nell’aspetto ricorda incredibilmente Anna Magnani, è nota in tutta la palazzina per le sue urla, spesso rivolte proprio al povero marito, colpevole, perlopiù, di nasconderle cose che poi vengono puntualmente scoperte o di raccontare mezze verità per non scatenare le ire della consorte. Ma i continui litigi non ingannino: Arturo e Concetta tutto sono tranne che una coppia in crisi, il battibecco fa parte del loro equilibrio, è per loro una dimostrazione di amore reciproco.
«A me ’sta cosa nun va bene pe’ niente! Tutta quella gente cor culo de fori e il nome tuo sul giornale! Ma che figura ce famo!?» «Concetti’, ma è il calendario dell’azienda. È ’na bella cosa che l’hanno fatto fa’ a me…» «L’hanno fatto fa’ a te perché nun c’hanno i sordi manco pe’ compra’ le penne e li quaderni. E tu l’hai fatto gratis pe’ guarda’ un po’ de culi e un po’ de tette delle colleghe giovani! Maiale che nun sei altro!» «Ma su, ho fatto foto a omini e donne, so’ sei e sei…» «E vabbe’, a te quelle sei t’interessano… E c’è pure quella lì…» «Ancora co’ ’sta storia: l’ho cancellate tutte quelle foto, mo’ su Instagram metto solo animali, fontanelle e paesaggi». «E vorrei vede’! Ce mancava pure che la tenevi lì sul sito tuo! Sporcaccione che nun sei artro!» «Nun è un sito, è ’n profilo Instagram». «Vabbe’, quello che è, è. Nun ce deve da sta’!»
La coppia bisticcia per uno spiacevole episodio di qualche mese prima. In quell’occasione Arturo asseconda le velleità da modella di Paola, una giovane collega leader di una piccola sigla sindacale, regalandole degli scatti senza veli per un book di presentazione. Posta poi le foto sul suo profilo Instagram, confidando nel fatto che la sora Concetta rimarrà all’oscuro di tutto perché completamente sconnessa da rete e social network, essendo una delle poche persone al mondo a utilizzare ancora un telefono con i tasti di plastica. Il problema, in quell’occasione, è l’ingenuità di suo genero Pietro, marito di Alice, la loro unica figlia. Quel sabato sera, durante una cena in famiglia, il parente acquisito scorre ingenuamente sul suo tablet la galleria con la giovane autista atac nuda e in pose provocanti, complimentandosi con Arturo per la qualità degli scatti e per le luci. E scatenando le ire dell’altra padrona di casa, che alle urla unisce un violento lancio di oggetti contro il marito, che tenta invano di farsi scudo con la figlia.
«Sporcaccione! Ecco perché hai speso tutti quei sordi pe’ le macchine fotografiche! Che poi ’ndo li pigli tutti ’sti sordi nun se sa!» «E daje Concetti’, ma te pare che sto a fa’ lo sporcaccione?! So’ foto artistiche! Paoletta è più piccola de Alice! Ma te pare?!» «Ma foto artistiche de che?! Nun la vedi a quella come sta? E tu lì a faglie le foto ar culo. Magari l’hai pure toccata pe’ faglie cambia’ posizione!» «Ma nun di’ cazzate! So’ dieci foto, glie servono pe’ fa’ il book». «Ma de che!? Butta quelle porcherie che me sta a sali’ il sangue al cervello. Come se nun te vedessi quando vai sui siti internet zozzi la sera! Come se nun te vedessi!»
In effetti, Arturo qualche volta si lascia prendere un po’ troppo dalla curiosità e tramite una serie di banner e pop up finisce sui siti hard. La dolce consorte più di una volta lo scopre e lui puntualmente risponde: «C’è andato da solo, nun so cosa ho cliccato!» La verità, come sempre in questi casi, sta nel mezzo. Sta di fatto che dopo qualche giorno di feroci discussioni, le foto di Paola spariscono dal profilo Instagram dell’autista-fotografo e finalmente sua moglie si calma. Un’altra cosa che viene costantemente contestata ad Arturo sono le disponibilità economiche decisamente sproporzionate rispetto al suo stipendio, che malgrado gli scatti di anzianità non è certo quello di un dirigente. Nella casa del Pigneto, oltre alla costosa attrezzatura fotografica, ci sono televisori al plasma di ultima generazione, un impianto acustico da migliaia di euro, un frigorifero e un tostapane della Smeg. Tutto è comandato con Alexa, l’assistente vocale di Amazon, con cui Concetta litiga costantemente.
«’Sta palletta nun me capisce mai! È ’na cosa diabolica! Chiedo ’na ricetta e me mette ’na canzone. È ’na robba inutile!» «Sei te che nun te fai capi’: glie devi di’ le cose in un certo modo. T’avevo scritto tutto su un foglietto…» «Sì, er foglietto. Continua a butta’ sordi pe’ cose inutili. Che poi chissà ’ndo li pigli tutti ’sti sordi. Guarda, se nun finisci ar gabbio e ce mandi tutti pe’ strada…»
L' ultimo tram. Storie tragicomiche di un'Italia al capolinea - Possono succedere cose strane, in una notte romana. Può succedere, per esempio, che un vecchio tram fuori servizio da molti anni torni a circolare per un'ultima corsa fuori programma. E può succedere che, attraversando i quartieri della capitale, quel vecchio tram raccolga, uno dopo l'altro, alcuni curiosi personaggi. Come Maria Elena Bianchi, la bella scrittrice che sognava di raggiungere la gloria con le sue poesie, e invece si è trovata, come in un brutto sogno, a scalare le classifiche con un libro satirico dal titolo #RenziFaiSchifo. O come l'onorevole Sartini, che da tempo prova a combattere quella che per lui è una battaglia di civiltà: una legge che abolisca, finalmente e per sempre, il Molise. O, ancora, come la giovane Flaminia, che sospinta dal ‘vento del cambiamento' è diventata sindaca di un piccolo Comune, combinando ogni genere di disastro – compreso dimenticarsi, nudo e ammanettato in cantina, il capo dei vigili urbani. C'è posto per tutti, sul misterioso tram notturno: sovranisti, populisti, complottisti, feticisti, ma anche persone che lottano per continuare a sognare, per potersi innamorare, per difendere i loro diritti. Dirigendo un coro di voci pirotecniche, Fabio Salamida racconta, senza vincoli con la cronaca, l'inverosimile tempo in cui viviamo, le nostre ossessioni – dalla politica al sesso, dal cibo ai social network – e, insieme, i desideri che nessuno di noi confesserebbe mai.
Fabio Salamida è nato a Napoli e vive a Roma, dove da anni racconta quello che accade nei palazzi del potere. Giornalista, si occupa di politica, attualità e comunicazione. Dal 2021 è la spalla radiofonica di Selvaggia Lucarelli ne Le mattine di Radio Capital. I suoi post irriverenti lo hanno reso uno dei più apprezzati fustigatori della nostra classe politica.
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